
Nonostante parte delle coste australiane fossero state esplorate a partire dalla fine del Seicento, la vera e propria storia della colonizzazione inizia con il viaggio del celebre Capitano James Cook che nel 1770 esplora e mappa la costa est dell’Australia, rivendicandola per sua Maestà la Regina di Inghilterra che subito si ingegna per sfollare le carceri!
La rivoluzione delle colonie americane e la Rivoluzione Industriale avevano spinto grandi masse di lavoratori verso le città del Galles e dell’Inghilterra. Come racconta Dickens nei suoi romanzi, povertà, ingiustizia sociale, crimine, lavoro infantile e condizioni di vita difficili e poco sanitare erano normali negli agglomerati urbani della Gran Bretagna dell’Ottocento.
Nel 1770 il “Bloody Code” inglese prevedeva la pena di morte per ben 222 reati di cui la maggior parte contro la proprietà privata: si moriva impiccati per aver rubato una pagnotta. Con l’introduzione della deportazione, molti reati furono depenalizzati, vale a dire che, se prima si finiva appesi per un furto banale, dalla seconda metà del ‘700 ci si ritrovava in Australia praticamente per sempre!
Il 26 gennaio 1788 la First Fleet (la prima flotta di detenuti deportati in Australia) con 11 navi approda a Port Jackson nei pressi della baia della moderna Sydney.
Agli ordini del Capitano Arthur Phillip c’erano 778 detenuti (586 uomin, 192 donne, 13 bambini) e ovviamente anche 250 ufficiali con famiglie al seguito, 210 marinai e 233 mercanti tutti pronti a dare vita al nuovissimo mondo.
Fu un autentico disastro: le derrate alimentari non erano sufficienti, l’equipaggio e, peggio ancora, i condannati erano abbruttiti dal terribile viaggio di 8 mesi, in troppo pochi erano in grado di coltivare la terra e la madre-patria aveva abbandonato la spedizione a se stessa.
Un anno dopo venne inviata un’altra nave che, purtroppo per i primi coloni, non era piena di viveri e generi necessari ma di prostitute deportate che già abbondavano! Il capitano Phillip riuscì a tornare a Londra solo dopo 4 anni e solo dopo 10 la colonia iniziò ad essere autosufficiente.
Allegramente gli australiani festeggiano questo momento come Australia Day, il giorno della nascita della moderna Australia, più o meno immemori, tra una birrozza e un barbecue, che in quel giorno stava nascendo anche una delle macchine di morte e di tortura più crudeli mai creata dall’uomo: la colonia penale.
Post Scriptum – Amano però ricordarlo agli Inglesi che vengono definiti ancora “Poms” (i secondini) a causa del pompom che sfoggiavano sul copricapo della divisa da carcerieri (o forse a causa del distintivo che applicavano ai detenuti con l’acronimo Pom, “Prisoner of Mother England”).
Secondo gli Australiani, i Poms whinge a lot, “si lamentano molto”, al contrario di loro che invece sostengono di aver acquisito dall’esperienza pionieristica e di deportati una virtù preziosa che in inglese è detta resilience, “determinazione, resistenza e capacità di ripresa”: praticamente la capacità di riscattarsi dalle sconfitte e dalle umiliazioni della vita e andare avanti come se niente fosse… it’s ok mate!