Credo che sia interessante e utile trattare il tema dello shock culturale, importantissimo da conoscere per non rovinarsi l’esperienza in Australia, ricordandosi che il “viaggio fisico” è accompagnato dal viaggio “dentro noi stessi”… che può essere peggio di un picnic su un campo minato in Afghanistan.
Per definizione il Culture Shock è “La sensazione di disorientamento che un individuo potrebbe avvertire quando sperimenta uno stile di vita non familiare, in un Paese straniero e con un ambiente sociale e culturale differente.”
Da manuale di psicologia il Culture Shock si compone di 4 fasi
La luna di miele: quando le differenze tra la propria cultura e quella nuova sono viste in una luce, per così dire “romantica”: nelle prime settimane, tutto ci sembra bellissimo, adoriamo il cibo, ci sorprendiamo di quanto siano educate le persone con noi stranieri. Come tutte le lune di miele, questo stato di grazia alla fine svanisce…
La fase di negoziazione: dopo un po’ (circa 3 mesi, dipende dall’individuo), le differenze culturali diventano evidenti generando ansia. L’eccitazione dei primi periodi, comincia a lasciare spazio a sensazioni non molto piacevoli di frustrazione e rabbia, man mano che si accumulano esperienze. che vengono avvertite come strane e offensive verso la propria attitudine culturale.
La barriera linguistica e la pressione sulle nostre capacità di comunicazione, la differenza nell’igiene (o no, manca il bidet!), le norme del traffico (maledetti semafori col pulsante, ma perché sti galeotti Inglesi guidano a sinistra!!), l’accessibilità e la qualità al cibo etnico (mancanza panino con la mortadella fresca), potrebbero innescare un senso di “disconnessione” dal nuovo ambiente.
Ricordatevi che trasferirsi in un ambiente differente implica anche dei disturbi fisici come: sfasamenti del ritmo sonno-veglia, difficoltà dell’apparato digerente e della flora intestinale ad adattarsi ai differenti livelli di batteri che si trovano nel cibo e nell’acqua. Si potrebbero avere difficoltà a ricercare trattamento medico perché i nomi dei medicinali sono diversi e lo stesso ingrediente attivo potrebbe essere difficile da riconoscere (l’OKI non esiste).
La fase di aggiustamento: nuovamente, dopo un po’ di tempo (generalmente tra i 6 e 12 mesi) ci si abitua alla nuova cultura e si mette a punto la propria routine. Si sa cosa aspettarsi, il Paese che ci ospita a non ci sembra più una novità e le cose ci appaiono normali. Affiniamo le nostre tattiche di problem’s solving e cominciamo ad accettare la nuova cultura con un’attitudine positiva. Le cose cominciano ad avere senso (non tanto la questione bidet..e l’ananas sulla pizza) e le nostre reazioni negative si riducono.
La fase del controllo: finalmente in questo stadio si è diventati capaci di partecipare pienamente. alla nuova cultura. Questo non vuol dire che perdiamo la nostra identità ma che acquisiamo il biculturalismo…how cool is that??
Non è finita qui, quando tornate a casa vi beccate un: Reverse Culture Shock, cioè una volta a casa. proviamo difficoltà fisiche ed emotive ad aggiustarci alla nostra cultura (che incivili gli Italiani non fanno la coda e non ti chiedono scusa se tu gli pesti i piedi!)
Alla fine che succede? Tre situazioni possono derivare dal Culture Shock
Certe persone trovano impossibile accettare la nuova cultura e integrarsi. Si isolano dalla ambiente culturale ospite, che percepiscono come ostile e vedono il ritorno al proprio ambiente come la sola via di uscita.
Alcune persone perdono la propria identità cultuale e prendono parte completamente alla nuova cultura. Questo genere di individui generalmente rimane nel nuovo Paese da “Adottati”!
Altre ancora adottano gli aspetti della cultura che ritengono positivi, mantenendo comunque i propri valori e formando il loro personale unico mix. Queste persone sono dette cosmopolite…ed è qui che dobbiamo puntare!
Dobbiamo imparare a riconoscere i sintomi per porvi rimedio e non compromettere la vostra esperienza.
Potreste avere:
- Eccessiva preoccupazione riguardo l’igiene dell’ambiente e la vostra salute
- Sentirsi stanchi e irritabili, sensazioni di rabbia
- Nostalgia di casa e dei vecchi amici
- Stress e noia alternati
- Fissarsi sulla stessa cosa continuamente
- Sonno eccessivo
- Fame compulsiva e desiderio di bere (alcool!)
- Tendenza a stereotipare il paese ospite e sensazioni di ostilità
Attraversare queste fasi non vuol dire essere debole, mammone o poco sgamato in fatto di culture e viaggi, significa essere “umano”!