Special guest del blog di Dreamin’Australia, questa volta è la nostra Giulia ci racconta il suo gap year in Australia: il viaggio non ci fa scoprire solo altri luoghi, ma ci porta alla scoperta di noi stessi!
“Era l’estate del 2015. Mentre lavoravo in quello che era sempre stato il mio bar preferito, una ragazza ricciolina, conosciuta l’anno precedente, ritornava dal suo primo anno in Australia.
“Giulia!” – mi disse – “dovresti partire anche tu!!!”, il tutto seguito da racconti sul continente sottosopra.
Con la mia fervida immaginazione iniziai a pensare che, forse, dopo tutto quel chiedersi “cosa farò nella vita” e quella costante necessità di trovare me stessa, avessi finalmente una strada da percorrere per trovare le risposte. Finita la stagione estiva nel mio paesino di mare, comprai il biglietto: partenza il 5 novembre, direzione Brisbane.
Fino all’atterraggio all’aeroporto della capitale del Queensland, credetemi, non avevo idea di quello che avrei trovato, fatto, visto o vissuto. Mentre lo skyline della city scorreva sotto i miei occhi, un pensiero, breve ma intenso, attraversò la mia testa come un flash: “Sei dall’altra parte del mondo”; è la mia esperienza, tutto quello che succederà da qui in avanti sarà solo nelle mie mani.
A due anni e mezzo di distanza posso certamente affermare che, finora, è stata l’esperienza più bella della mia vita. Dopo questa lunga e noiosa introduzione vorrei velocemente spiegare perchè vale la pena di prendersi un anno (o due) per venire in Australia.
L’inglese
Se il problema è il vostro livello di inglese, accantonatelo per un secondo. L’Australia è un paese multiculturale in cui milioni di persone di etnie, religioni e lingue diverse vivono insieme in una comunità che permette giorno dopo giorno di acquisire un punto di vista diverso da quello che si è sempre avuto davanti agli occhi. Sono arrivata qui senza sapere una sola parola di inglese o meglio, con un bagaglio di nozioni assorbite a scuola che non avevo mai messo in pratica.
I primi mesi, per quanto riguarda la lingua, sono stati frustranti e di studio intenso, soprattutto nel momento in cui non ero in grado di esprimere la mia opinione quando il momento lo richiedeva. Una volta ingranata la marcia giusta ho capito che l’importante era non vergognarsi del fatto che si sta imparando! Nessuno nasce conoscendo già tutto, la conoscenza arriva con l’impegno, l’esperienza e la determinazione.
Il lavoro in Australia
Anche senza alcun tipo di esperienza in hospitality, il lavoro non è un problema insormontabile se ci si munisce di buona volontà, umiltà e pazienza. Il “ricambio” di personale in ristoranti, bar e caffetterie è continuo, la gente va e viene. Il lavoro è ben pagato, nella maggior parte dei casi il pagamento è orario, si aggira intorno ai 21$ l’ora e con una media di 30/35 ore a settimana si vive veramente bene.
Considerata la mia poca padronanza dell’inglese appena arrivata, dopo quattro giorni, con un lungo giro di passaparola e con tanti chilometri a piedi alle spalle, lavoravo come Food Runner (letteralmente vale a dire “colui che porta il cibo al tavolo” anche se le mie mansioni non si limitavano solo a quello) in uno dei ristoranti più conosciuti di Brisbane.
Il lavoro in farm in Australia
“Sei andato in Australia per lavorare nei campi”. Ebbene si, se si vuole estendere il Working Holiday Visa ad un altro anno si ha bisogno di 88 giorni di lavoro in zone rurali, questo non include solo il lavoro nei campi ma anche altre mansioni purché rispettino i criteri dettati dal governo.
Per quanto mi riguarda ho raccolto mele in un paesino a 2 ore e mezza da Brisbane, Stanthorpe. Non posso negare che il lavoro sia stato duro, mi alzavo alle 4.30/5 tutte le mattine e avevo un sacco pieno di mele attaccato al mio corpo per tutta la giornata ma quando vedi il sole sorgere, respiri aria fresca per tutto il giorno e condividi questa esperienza con altri ragazzi da tutto il mondo, vi posso assicurare che quasi non ve ne andreste più. Nonostante i primi tre/quattro giorni li abbia passati a pensare dove fossi finita, il lavoro in farm mi ha portato una ricchezza interiore non indifferente. Ho preso consapevolezza dei miei limiti e delle mie paure e le ho superate, ho imparato a confrontarmi con persone con una cultura diversa dalla mia incrementando la mia curiosità verso cose che non conosco.
Non vi fate spaventare da chi afferma che è stata un’esperienza terribile perché, come tutte le cose che accadano nella vita, ognuno le vive a modo proprio e non sempre sono tutti fortunati; di certo non è una passeggiata ma non è nemmeno la fine del mondo.
La bellezza del territorio
L’immensità: difficile descrivere a parole qualcosa che ti toglie il fiato.
Pensate che la maggior parte della popolazione vive sulla costa e immaginate quindi la vastità di territorio australiano che è ancora fuori dalla contaminazione dell’uomo. Non starò qui a descrivere flora e fauna, Wikipedia fa un lavoro più che soddisfacente, io vi voglio parlare di quello che a me ha lasciato senza parole.
Tornando al lavoro in farm, vi assicuro che, guardare una famiglia di canguri che ti attraversa la strada mentre ancora assonnato guidi il trattore, non ha prezzo.
L’aria è pulita, i profumi intensi e i rumori, più riconducibili in realtà al silenzio, sono coinvolgenti.
Viaggiando con la macchina il paesaggio che passa sotto gli occhi prima sembra non avere orizzonte, subito dopo sei immerso nella foresta più fitta e poco dopo sei di nuovo in mezzo al nulla. Non ho visto granché prima di venire in Australia ma se questo è solo l’inizio, sono contenta di avere cominciato da qui!”